9 ottobre 2006
>MIAMI, MA QUANTO MI AMI?
Rabbrividente. D’immensa disperazione e solitudine. Senza fenicotteri rosa, con pochissime palme, quasi tutto notturno, balneare per nulla, ma con le carte e i chili di droga in regola per reggere il confronto con la serie tv. Concepito con un disegno cinematografico da far impallidire chiunque, alla fine funziona e conta questo solamente. Jamie Foxx, con il contorno capelli più netto mai visto sullo schermo, e Colin Farrell, che non si capisce bene che abbia ogni volta per piacerci così tanto, entrambi con un coefficiente di penetrazione gonfiato oltre il lecito, sono anime dal sangue gelido impegnate nella riservatezza quotidiana della pena del loro lavoro d’infiltrati speciali, al servizio di un regista maiuscolo che letteralmente li muove all’interno di una frittata continuamente rivoltata, al punto che anche la trama sembra sia rinegoziata e rilanciata. Ma il film non sopporta parafrasi che ne banalizzino il complesso, consumato tra scie di sangue sull’interstatale, cecchini da scovare con gli infrarossi, esplosioni con i fuochi artificiali e buchi nella testa, e che utilizza i sentimenti come arma segreta: clima, situazioni, passaggi, scopate in limousine, che la regia di Michael Mann (oltre a rendere sexy da morire la bruttina Gong Li) esprime con incalzante stile. Teso senza pause in uno spasimo di violenza, sorretto da un impetuoso commento musicale e dalla clamorosa fotografia, la storia rifiuta di raccontare le donne (vedi la biondina dalla mira perfetta) ma dimostra come quelle senza marito né bisogno di uomini per avere una casa in cui tornare, debbano poi farsi salvare il culo, mentre le altre siano capaci di lottare davvero anche da sole. Il finale, però, è a suo modo più ottimista, moralista e convenzionale di quanto sembri a prima vista e ci si potesse aspettare.
Miami Vice (id., Germania/Stati Uniti, 2006, sala) Regia di Michael Mann
| inviato da il 9/10/2006 alle 1:16 | |
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