14 agosto 2007
>DONNA TUYA E I SUOI DUE MARITI
Passato e futuro, tradizione e industrializzazione, declino e modernità, Mongolia ecchedue. E poi non proprio Mongolia, ma regione interna cinese, questi stanno al confine ma in originale parlano mandarino e quando vanno a divorziare all’ufficio di Stato le bandierine si vedono bene. Senza considerare il piccolo, che oltre a correre e fare a botte con il compagno per difendere l’onore dall’accusa di avere due padri, inneggia ai «compagni lavoratori» e al suo presidente. Congelato nel deserto gelido il messaggio politico, al lontano spettatore occidentale non resta altro che applaudire e premiare, e così il film ha messo in bacheca l’Orso d’oro dell’anno, nonostante paia aggrovigliato più alla sua estrazione culturale che al suo valore artistico. Epperò: una storia raccontata senza ideologia e con ironia sufficiente non può non piacerci. Tuya, innamorata e fiera, cerca un uomo nuovo, non gli interessa nemmeno la data delle nozze, basta che il suo primo marito, paralizzato mentre scavava il pozzo vicino a casa per evitare decine di chilometri al giorno per l’acqua necessaria a vivere, resti sotto il suo stesso tetto. I pretendenti si danno allora il cambio con tanto di indicazioni stradali per raggiungere la capanna. Lei all’inizio salva l’amico da un coma etilico possibile sputandogli alcool sopra e massaggiandogli il petto, ma quando lui resta sotto il carro del fieno naturalmente pensano tutti fosse ubriaco. Tra il motto del petroliere simbolo della nuova economia «Puoi anche uccidere un altro uomo, ma non puoi suicidarti», preferiamo quello di Sen’ge «Mi compro un camion, tra un po’ divento ricco e farò pure la beneficenza».
Il matrimonio di Tuya (Tuya de hun shi, Cina, 2006, sala) Regia di Wang Quanan
| inviato da clos il 14/8/2007 alle 0:43 | |
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